Grazie a Marco Valle per aver pubblicato “Black Phone”: un nuovo classico del cinema horror, duecentesimo articolo di Tommaso de Brabant per Destra.it.

Grazie a Marco Valle per aver pubblicato “Black Phone”: un nuovo classico del cinema horror, duecentesimo articolo di Tommaso de Brabant per Destra.it.
Oltre a essere uno dei volti più belli della televisione italiana, Miriam Candurro è una valida scrittrice. Ha pubblicato un romanzo, ne sta scrivendo un secondo e il quotidiano Repubblica ospita le sue riflessioni.
Col suo amico Andrea Bello, ha aperto un sito: “1000 km rossi.com“, una cronaca delle settimane che vedono l’Italia, e in maniere diverse tutto il mondo, bloccata per l’emergenza del COVID-19.
Ogni giorno, si alternano uno scambio di lettere fra Miriam e Andrea, e una pagina di diario di un ospite.
Il Venerdì Santo, ho inviato il mio diario, che è stato ospitato sabato, il 33° giorno di “1000 km rossi“:
QUI “Il cambiamento“, la mia pagina di diario.
(riproposta, nella sua integrità, anche qui sotto)
Grazie Miriam Candurro d’avermi ospitato!
Cara Miriam,
credevo che il “mio” anno del cambiamento fosse stato il 2019, per quanto le (pur importanti) trasformazioni che ho attraversato, a fine anno non fossero ancora complete. Del resto, non si arriva mai.
Non potevo, così come nessuno poteva, immaginare uno stravolgimento come quello del 2020. Così radicale, così universale.
Guardo molto all’indietro, sono schiavo dei ricordi. Il che è bizzarro, perché il mio passato è recentissimo: comincia cinque anni fa, e ad aprile ne compio trentatré. Costruisco ogni nuova esperienza sulla base di quelle passate: questo dovrebbe condannarmi a una monotona stabilità, eppure ogni anno mi ha portato a degli stravolgimenti – obiettivi, attività, persino ambizioni.
Rimpiango molto il tempo perso: dove sarei, cosa farei, se non fossi “nato” così tardi?
Sto lavorando molto, in queste settimane, ma quel che mi turba di questo periodo è proprio il periodo: il tempo – l’impossibilità di movimento che ci tiene fermi sotto una campana di vetro.
Uno dei cambiamenti più belli dello scorso anno (e prosegue in questo), è stato l’incontro con una meravigliosa dottoressa con la quale ho un colloquio a settimana, a Milano in zona Porta Romana. Ci vediamo comunque, su Skype (mi vede nella soffitta che era la “grotta” di mio padre), ma ciò non lenisce la nostalgia dei percorsi prima e dopo il colloquio, di quello spazio di libertà di qualche ora a settimana, per andare a zonzo, ritirare i libri da Hoepli. Mi manca quella liturgia, mai identica a se stessa, basata sulle tappe di un percorso fatto con mia madre: i negozi in cui l’ho accompagnata, la pizzeria e la gelateria in cui abbiamo pranzato, la chiesa di San Satiro in cui mi ha fatto scoprire l’inganno di Bramante, la piazza San Babila dove siamo andati a teatro e da dove abbiamo cominciato la camminata per visitare una zia.
Un dettaglio crudele di questi giorni, è il cielo perennemente limpido, costantemente blu: non soltanto per la frustrazione di doverlo guardare, salvo qualche passeggiata con la scusa del cane da portare a spasso, da dentro le finestre; anche perché mi ricorda due viaggi – a New York e a Lione.
Scrivo queste note nel Venerdì Santo, rimettendo insieme i pezzi di qualche periodo pasquale degli anni scorsi. Sarà la prima Pasqua in isolamento, e a fine mese ci sarà il mio primo compleanno nelle stesse condizioni. Un dettaglio crudele di questi giorni, è il cielo perennemente limpido, il cielo costantemente blu (con buona pace del luogo comune della pasquetta sempre piovosa…). O una volta che, proprio
lo scorso aprile, fui ospitato per la notte di fronte alla torre della RAI… illuminata di blu. Quando ne tornai, il mio capo pubblicò un mio articolo su di un libro su Saint-Exupéry (a proposito di cielo) comprato a Lione, dopo di che ascoltai un disco di Bryan Ferry con la copertina blu. Ieri ho riletto un libro su Craxi, con in quarta di copertina non dei rossi garofani, ma una distesa blu.
L’estate scorsa, prima d’un colloquio da quella splendida dottoressa, nel cielo di Milano vidi stagliarsi aerei pilotati da colleghi (forse più prosaici) di Saint-Ex… ho poi comprato un orologio dal quadrante color del mare, che inaugurai proprio a quei colloqui. In questi giorni lo indosso, mi fa pensare a quei mesi, che spero tornino presto.
Lo stesso cielo di Roma, lo scorso settembre, quando intervistai il caro Maestro Pupi Avati. Un percorso celestiale, prima e dopo quel bell’incontro: dalla facciata bianca del Gesù che si staglia su di un blu intensissimo, a Piazza del Popolo e al cupolone di Michelangelo. Sono stato felice, a Roma, in certe giornate temporalesche, con l’atmosfera elettrica, e un mistero tutt’attorno. Ma la giornata ideale, a Roma, è così: come in un film degli anni ’70. Mi ha invece fatto malissimo, rivedere quei luoghi deserti. Infatti il buon Avati, nella sua bellissima lettera alla RAI, ha scritto d’un “silenzio cimiteriale in una città morta”. Ho avuto paura per lui, e per il mio ricordo con lui e per altri, legati a Roma: una bellissima famiglia di Prati, dei magnifici ragazzi genovesi con i quali ho condiviso tre soggiorni capitolini (tra la Balduina e Torre Argentina, con tradizionale cena in fraschetta), la mia mamma che insiste per farmi un regalo nel negozio della Roma.
Adesso vorrei tanto che ricominciasse il futuro. Prima che questo disastro dilagasse, avevo cominciato un nuovo percorso, col Corpo di Soccorso dell’Ordine di Malta. Ma proprio l’emergenza mi ha impedito di svolgere le visite mediche necessarie all’ammissione. Sono impaziente di sbrigare questa incombenza, e cominciare a essere parte di qualcosa, di un gruppo che mi sembra bello, grande.
Disastro che ha colpito la mia famiglia, facendomi improvvisare infermiere. Sono tornato, per svolgere questo “servizio”, in un luogo della mia infanzia: ho ripensato spesso al mio nonno Franco, un uomo molto intelligente stroncato dalla sua sola stupidaggine – la dipendenza dalle sigarette – diciannove anni fa. Ho ripensato alle partite a carte, al calcio in tv, ho rivisto la sedia su cui faceva le parole crociate e il tavolo su cui, dopo, puntellava il gomito per dormire con la testa appoggiata alla mano.
Spero che ricominci presto un futuro in cui, l’intrecciarsi e il ripercorrere dei ricordi, ne portino altri.
Un affettuoso saluto. Tuo,
Tommaso
Tommaso de Brabant per 1000kmrossi.com e per tommasodebrabant.net
Ieri (giovedì 2 marzo) al teatro Parenti, Milano. Chiedo a Filippo Facci di firmarmi il suo libro su Tangentopoli “La guerra dei trent’anni”.
– Il miglior libro che ho letto l’anno scorso.
– Per quel che ne sono puoi averne letto uno solo!
Poi lo firma, “F.” come parodia del mio ex libris, estrae da una tasca l’accendino e brucia l’angolo al frontespizio.
Un genio.
Moltissime grazie a Marco Valle d’aver scritto riguardo l’ottantesimo anniversario dell’attacco di Pearl Harbor (7 dicembre 1941) su Inside Over Italia, un ottimo articolo con recensione del mio libro La Lupa e il Sol Levante (Passaggio al Bosco editore, Firenze 2021).
Tra Pearl Harbor e Salò. La strana alleanza tra l’Italia e il Giappone
Storie d’Italia/ Un venerdì 17 dicembre di qualche anno fa
«Come in questo stesso anno, nel 1993 il 17 dicembre cadde di venerdì…»
Su Destra.it, rubrica “Il Punto”, scrivo di Bettino Craxi convocato dal pubblico ministero Antonio Di Pietro a un’udienza, trasmessa sulle televisioni nazionali, del processo Enimont: sconfitto in partenza, Craxi diede una formidabile lezione di politica, di stile, di forza.
«No signori, uno non vale uno. Un Di Pietro che, con tutto a proprio favore, si fa mettere in tasca da un avversario ferito, immalinconito e consapevole che la sua carriera politica sta finendo male, non vale un Craxi che pur così malconcio sorride come se non fosse coinvolto in un processo penale, ma se stesse brillando dalla piramide di Panseca durante un congresso trionfale. Il “Robocop contadino” non ha davvero impallinato il “Cinghialone”. La storia non è sicura, diceva il gesuita Michel de Certeau, a onta di chi pretende di scriverla a proprio favore: ma soprattutto, la storia chiede il conto. E la storia è il croupier d’un gioco in cui il tavolo vince sempre: un gioco al cui tavolo possono stare soltanto i bravi pokeristi, non il primo qualunquista che passa – sia un ex poliziotto di Campobasso, o uno studente perdigiorno e mai laureato alla Federico II di Napoli, poco cambia.»
Tommaso de Brabant per Marco Valle e Destra.it
“Cry Macho”, crescere a novant’anni
Su Destra.it l’articolo di Tommaso de Brabant su “Cry Macho“: il nuovo film prodotto, diretto e interpretato da Clint Eastwood.
«Bettino Craxi non mi ha lasciato soltanto il ricordo d’un bellissimo viaggio…
Craxi è diventato per me quel che Garibaldi era per lui».
Con il suo migliore articolo per Destra.it, Tommaso de Brabant ricorda Bettino Craxi:
Hammamet, uno e troppi anni dopo: cosa mi ha insegnato Bettino
Pubblicato, sul canale ufficiale della Domus Orobica, il filmato Paolo Borsellino raccontato da Tommaso de Brabant.
domusorobica.com
tommasodebrabant.net
«Chiosando su due immagini di recente diffusione…»
“Recovery plan e un mondo alla rovescia”, nuovo editoriale su Destra.it
T. de B. per tommasodebrabant.net
Su Destra.it: In viaggio per Pupi – Lei mi parla ancora, prima parte del reportage sulle riprese del nuovo film di Pupi Avati, dedicato alla famiglia Sgarbi.
Commemoriamo le orrende stragi di Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 ago.): quando gli statunitensti, da molti definiti “liberatori”, annientarono scentemente due città, pur prive di bersagli militari, uccidendo oltre 200mila civili. Non bastando le bugie fatte circolare sull’attacco nipponico a Pearl Harbor (fatto passare come attacco proditorio in stato di pace, in realtà atto di guerra compiuto contro obiettivi bellici), gli sterminatori si ripararono dietro l’intento di piegare il Giappone per costringerlo alla pace – che arriverà soltanto in autunno. Scopo degli USA era invece una dimostrazione di forza, sfoggiando un’arma inedita e terribile. Al costo di 200mila vite di giapponesi inermi.
Fu il crollo della grande civiltà giapponese, poi resa imbelle e fatta di proposito decadere dagli occupanti americani.
BANZAI NIPPON!
T. de B.