Il fuoco di Facci

Ieri (giovedì 2 marzo) al teatro Parenti, Milano. Chiedo a Filippo Facci di firmarmi il suo libro su Tangentopoli “La guerra dei trent’anni”.
– Il miglior libro che ho letto l’anno scorso.
– Per quel che ne sono puoi averne letto uno solo!
Poi lo firma, “F.” come parodia del mio ex libris, estrae da una tasca l’accendino e brucia l’angolo al frontespizio.
Un genio.

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17 dicembre 1993: Craxi al processo Enimont

Storie d’Italia/ Un venerdì 17 dicembre di qualche anno fa

«Come in questo stesso anno, nel 1993 il 17 dicembre cadde di venerdì…»

Su Destra.it, rubrica “Il Punto”, scrivo di Bettino Craxi convocato dal pubblico ministero Antonio Di Pietro a un’udienza, trasmessa sulle televisioni nazionali, del processo Enimont: sconfitto in partenza, Craxi diede una formidabile lezione di politica, di stile, di forza.

«No signori, uno non vale uno. Un Di Pietro che, con tutto a proprio favore, si fa mettere in tasca da un avversario ferito, immalinconito e consapevole che la sua carriera politica sta finendo male, non vale un Craxi che pur così malconcio sorride come se non fosse coinvolto in un processo penale, ma se stesse brillando dalla piramide di Panseca durante un congresso trionfale. Il “Robocop contadino” non ha davvero impallinato il “Cinghialone”. La storia non è sicura, diceva il gesuita Michel de Certeau, a onta di chi pretende di scriverla a proprio favore: ma soprattutto, la storia chiede il conto. E la storia è il croupier d’un gioco in cui il tavolo vince sempre: un gioco al cui tavolo possono stare soltanto i bravi pokeristi, non il primo qualunquista che passa – sia un ex poliziotto di Campobasso, o uno studente perdigiorno e mai laureato alla Federico II di Napoli, poco cambia.»

Tommaso de Brabant per Marco Valle e Destra.it

Giappone, agosto 1945

Commemoriamo le orrende stragi di Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 ago.): quando gli statunitensti, da molti definiti “liberatori”, annientarono scentemente due città, pur prive di bersagli militari, uccidendo oltre 200mila civili. Non bastando le bugie fatte circolare sull’attacco nipponico a Pearl Harbor (fatto passare come attacco proditorio in stato di pace, in realtà atto di guerra compiuto contro obiettivi bellici), gli sterminatori si ripararono dietro l’intento di piegare il Giappone per costringerlo alla pace – che arriverà soltanto in autunno. Scopo degli USA era invece una dimostrazione di forza, sfoggiando un’arma inedita e terribile. Al costo di 200mila vite di giapponesi inermi.
Fu il crollo della grande civiltà giapponese, poi resa imbelle e fatta di proposito decadere dagli occupanti americani.
BANZAI NIPPON!
T. de B.